La Pantecusa di Paolo Messina

Vini e Gastronomia Tipica e Biologica

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La prima colonia greca in Occidente, fondata dagli Eubei intorno all’ 800 a.C.. Già da due secoli, i Fenici avevano stabilito i loro insediamenti, e vi avevano introdotto la viticoltura. Qui è stata ritrovata la "Coppa di Nestore", databile al 720 a.C. (Buchner).

Dunque, tremila anni fa, quando Roma era ancora un piccolo villaggio di pastori, nella mia isola già si beveva vino.

Qui la terra è tufacea, pozzolanica, sulfurea. Calda, per le acque termali onnipresenti, a pelo di superficie, per le fumarole, naturalmente radioattiva. Con microclimi differenti secondo l’esposizione, l’altitudine (la vetta massima arriva a 800metri). I vitigni prevalenti sono bianchi, soprattutto il Forastera e il Biancolella. Ciascuno, in purezza, danno vini profumati, aciduli, persistenti, entrambi D.O.C. Vinificate insieme, danno l’altro D.O.C. forse più famoso, l’Ischia Bianco, e l’agile Epomeo IGT.

Da uve Guarnaccia e Piedirosso, si ottiene l’Ischia Rosso, anch’esso D.O.C. Il migliore viene dalle zone a sud est. Da dove, come in questa antica stampa, il vino viene trasportato ancora via mare, perché non ci sono altri accessi. Vigneti a picco sul mare, su sentieri dove neppure i furgoncini arrivano. Nell’interno, nei fossi, ancora si allevano i conigli allo stato semibrado.

E’ l’Ischia contadina. Quella millenaria, che non ha ceduto all’Ischia prima dei pescatori e poi dei turisti e delle speculazioni edilizie degli anni Sessanta. Qui, ancora si incontrano i "Munacielli", l’Imbriana. Qui, le storie sono scritte nelle pietre, nei castagneti. Basta saperle leggere, come fece Ibsen per il suo Peer Gynt.

Più difficile trovare vino imbottigliato veramente di qualità. Ho avuto la fortuna di incontrare due ragazzi, fratello e sorella, i Mazzella, che hanno proseguito le tradizioni del padre e del nonno, aggiungendo quella modernità necessaria ad una vinificazione non solo "contadina".

L’unico medico condotto che abbia avuto Ischia era mio nonno paterno. Quando mia madre mi partorì, le prescrisse una cura ricostituente, con vino rosso proprio di quelle zone dove, quarant’anni dopo, l’ho ritrovato in un’elegante bottiglia.