La Pantecusa di Paolo Messina

Vini e Gastronomia Tipica e Biologica

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Agricola Valenza

 

Pantelleria è un insieme di vulcani, sorti dal fondo del mare qualche decina di migilaia di anni fa, l’altro ieri, per i tempi del Pianeta, e ancora vivi, con fumarole e acque sulfuree. Ma Pantelleria è soprattutto un’isola. La più Isola delle nostre isole. Con un suo carattere, verde e rigoglioso come questa terra sorta per dispetto dei flutti, lontana da ogni altro posto, diversa da tutto quello che ha intorno, e dalle coste lontane: Isola. Da dove puoi raggiungere ogni luogo, se ci sai andare, e dove non puoi arrivare senza essere prima scorto. Isola.

E al centro dell’isola, tra le braccia di due vulcani, dove anche lo Scirocco arriva smorzato, a trecento metri d’altezza, tanto per attenuare pure il sole già africano, in Contrada Monastero, c’è una fattoria che sembra una fortezza. Qui, c’è la cantina di Salvatore Valenza. Impossibile non fermarsi. Impossibile non essere accolti, davanti ad una bottiglia di vino, tra antiche arcate e modernissimi impianti di vinificazione.

La modernità si fonde con la tradizione. E tutto, tutto, si fa in azienda: le viti sono in produzione da almeno dieci anni. Danno uva per il Lligria, splendido Zibibbo da tavola, per il Moscato e il Passito. E uva passa per poter fare questi due vini passiti dagli aromi di rovo, ginestra, fichi secchi e miele. Produrre ogni ingrediente in azienda e imbottigliare direttamente, a Pantelleria è un’eccezione, una rarità quasi unica.

Non è il vino di Salvatore. Notevolissimo il Moscato, ottenuto sempre dall’uva passa, ma con gradi zuccherini minori, e una vinificazione più "soft": compagno ideale della Chantilly, quindi dei profiteroles. Perché i vini di Pantelleria sono tra i pochi compagni del cioccolato.

Assolutamente incomparabile, in ogni accezione del termine, il "Don Vito" 1994, Moscato invecchiato. Per le meditazioni più difficili. Da bersi solo in compagnia di chi più si ama. O per sua assenza.