La Pantecusa
di Paolo MessinaVini e Gastronomia Tipica e Biologica
Mia nonna, classe 1900, per fare la spesa, teneva a mente due liste: cosa comprare e da chi fornirsi. Sembra facile, detto così, ma da quando Gigino ha smesso di andare in bicicletta con le sue mozzarelle, Lucia ha smesso di aggiustare tegami e "scafaree", e al posto del panificio di Cristoforo ci hanno messo una boutique, le cose si sono un po’ complicate. Anche Arcangelo, non "si cresce" più il maiale, che mangiava solo limoni e mele cotogne.
Però, dopo aver fatto centinaia di migliaia di chilometri, quasi tutti in motocicletta, mi sono accorto che l’Italia è un Paese meraviglioso, dove ancora, un secolo dopo, c’è chi sceglie le sue olive una per una, accarezza i grappoli d’uva come i propri figli, impasta e spezza il pane con le mani. E allora, perché non dirlo a tanti amici, ristoratori artigiani, vinattieri, o semplici ghiottoni? E perché non consegnare questi segreti nelle mani giuste, perché queste magnifiche tradizioni possano continuare? Prodotti della nostra terra e del nostro mare che ci hanno reso famosi in tutto il mondo, e che costituiscono il nostro vero tesoro nascosto.
Per questo, nasce "La Pantecusa", ditta individuale senza compromessi. Con una spiccata propensione per i prodotti del nostro Sud. Biologici, se possibile, ma certamente di qualità, perché il Mangiarbene non ha mai litigato con il Mangiarsano.
Ho cercato a Malfa chi aveva ancora i vitigni della Malvasia, a Favignana chi ti dà il tonno del nostro Mediterraneo, in Liguria chi può darmi il pesto e le taggiasche. Sono stato tra i vigneti tra Avellino e Benevento per la Falanghina, il Moscato di Baselice e l’Aglianico, sono tornato ad Ischia per il Biancolella, a Ravello per lo Sciascinoso e la Pepella, a Frascati, a stappar bottiglie tra i ruderi della Roma Imperiale, a Faedo per la Nosiola invecchiata e per quella vendemmia tardiva di cinque uve che portai insieme al babà fatto in casa per il mio compleanno a un’amica a Notting Hill, alle due di notte. E a Pantelleria per il moscato e il passito, a Pienza per il pecorino nelle vinacce, nella piana di Fondi per la
mozzarella, nel Pratomagno, tra elfi e folletti, per il Pandilegno. Ho ascoltato la storia e i racconti di chi ancora custodisce quei tesori. Agricoltori, artigiani, pescatori, pastori, incantatori d'api, ciascuno fiero della propria arte. Nelle loro mani, i segni di una tradizione che si rinnova nel tempo seguendo una cultura millennaria.
La mia ambizione è portarne le tracce a chi fa della qualità il proprio mestiere, e sa capirne il valore.
Quello che ho trovato, non trova posto sui banchi di megaipermercati, affollati da mille colori ma da sapori che ben poco ormai hanno del ricordo delle proprie origini, forse begli esempi di capacità industriale di standardizzazione, ma con poca arte. Io ho raspato la terra dove sapeva di zolfo e di vento, a cercare cose che hanno ancora l’impronta della mano dell’uomo, trattando infine l’acquisto direttamente col produttore, secondo disponibilità e gradimento.
Ma si sa, chi ha qualcosa di esclusivo, e di valore, ne è fiero e geloso. E la ricerca continua sempre.
Questo sito è solo una traccia, uno spunto per presentare il mio lavoro. Non ci sono tutte le aziende che ho scelto. La selezione è sempre aggiornata, il sito no perché anche questo, non ho trovato chi lo facesse come volevo io. Per saperne di più, mandami una mail a info@lapantecusa.com o chiamami al 3473886016 - 0564890400